Del DeepWeb si sente parlare e discutere in diverse circostanze, nel bene e nel male. Viene presentato spesso come il lato oscuro della Rete, dove è possibile svolgere ogni genere di attività illecita. Il ricorso ai classici motori di ricerca fa accedere solo alla cosiddetta parte lecita del Web, ma esiste una zona nascosta, le cui dimensioni sono enormi e difficilmente quantificabili. Motori di ricerca come Bing e Google non fanno altro che restituire informazioni di accesso per lo più comune, con argomenti affrontabili alla luce del sole. Il DeepWeb sfugge invece a tale logica, attraverso un rete nascosta difficilmente scovabile e controllabile. Recenti ricerche hanno anche tentato di quantificare tale fenomeno sommerso. La comunicazione trasparente e non cifrata pare che non superi il 5% di quella globale, lasciando intendere come la realtà web sia ben diversa da quanto si potrebbe pensare.
Il DeepWeb viene oggi da molti dipinto come un’immensa area di commercio elettronico illecito, dove è ad esempio possibile vendere o acquistare armi, droga e organi. E le attività in tale ambito vengono svolte in modo cifrato, senza lasciare alcuna traccia delle transazioni commerciali virtuali. E in queste acque torbide cercano di muoversi ed operare gli esperti della polizia postale, alla ricerca di criminali, terroristi, pedofili e contrabbandieri. Occorre però specificare che nel DeepWeb possono trovare spazio anche forme espressive di organizzazioni politiche e sociali che combattono dittature ed autoritarismi. E ciò dimostra come non sia tutto nero o esecrabile ciò che accade nel DeepWeb. Nell’ambito delle comunicazioni cifrate si può considerare anche il DarkWeb, che sfugge anch’esso ai normali motori di ricerca. In questo caso però dati e informazioni che lo popolano sono più facilmente accessibili e conoscibili. In che modo?
Ad esempio ricorrendo a strumenti informatici quali Freenet e Tor, concepiti per garantire l’anonimato in rete. Consentono in particolare di mascherare la propria presenza nel Web e di svolgere conseguentemente attività difficilmente tracciabili. Tor Browser, derivato da Mozilla Firefox, è multipiattaforma e può essere installato velocemente in Linux, Mac e Windows. La sua configurazione avviene in modo pressoché automatico ed in pochi e semplici passaggi si può iniziare ad utilizzare.
Una volta avviato Tor Browser, la conferma del proprio anonimato in rete può avvenire verificando il proprio IP di uscita, sicuramente diverso da quello normalmente assegnato dal proprio provider. Gli utenti più esperti possono accedere al pannello di configurazione del componente aggiuntivo NoScript, dove sono impostabili parametri per mascherare ulteriormente la propria presenza in rete. L’accesso alla rete Tor può avvenire anche via smartphone o tablet.
Chi utilizza Android può affidarsi al progetto Orbot, scaricabile gratuitamente, il quale si caratterizza per l’interfaccia semplice ed intuitiva.
Gli utenti iOS possono invece riferirsi a Onion Browser, acquistabile a 0,99 centesimi. È installabile su iPhone, iPad e iPod touch con versioni 8.2 o successiva del sistema operativo Apple. Anche questa app risulta di uso immediato, rivelandosi facilmente gestibile da chi non abbia esperienza specifica in questi ambiti.
Accedere a questa rete parallela comporta dei rischi, a voi la scelta di rischiare, se volete provare il DeepWeb suggeriamo vivamente di muoversi con estrema cautela.